CONTESTO STORICO: LIVORNO NELL'OTTOCENTO


Il Cisternone
Il Cisternone

Intorno agli anni trenta dell'Ottocento, alla vigilia della realizzazione della prima strada ferrata del Granducato di Toscana, Livorno contava oltre 70.000 abitanti, equamente divisi tra il nucleo fortificato e gli estesi quartieri sorti, in maniera disordinata, oltre il perimetro delle mura medicee.

 

 Sono anni di profonde trasformazioni per la città. Nel 1827 l'architetto Pasquale Poccianti presentò una relazione per le opere da compiersi per l'ultimazione dell'acquedotto di Colognole, la quale era corredata dei progetti per il Cisternone e per gli altri serbatoi destinati all'accumulo delle acque. Nel 1828, con la stesura del piano per il quartiere del Casone, Luigi De Cambray Digny avviò l'espansione della città lungo la direttrice sud (attuale piazza Cavour), mentre nel 1835, sotto la guida di Alessandro Manetti e Carlo Reishammer, furono cominciati i lavori per la realizzazione della nuova cinta daziaria, finalizzata a delimitare i nuovi confini del porto franco.

I Casini d'Ardenza
I Casini d'Ardenza

Entro un breve arco di tempo le fortificazioni medicee furono in gran parte smantellate e si gettarono le fondamenta della grande piazza dei Granduchi (oggi della Repubblica), un enorme ovale destinato a raccordare la zona più antica della città con i suoi sobborghi. Sorsero importanti infrastrutture di pubblica utilità, teatri, chiese, palazzi signorili. Nel contempo, la pratica dei bagni a mare favorì lo sviluppo delle infrastrutture legate alla villeggiatura e il riassetto della passeggiata a mare, dal centro fino alla zona di Ardenza. Nelle aree settentrionali, oltre il perimetro del nuovo porto franco, furono invece impiantate numerose industrie per la fabbricazione dell'allume, dell'amido, per la birra, per i cappelli, il cartone, i coltelli, le raffinerie d'olii alimentari, i mulini a vapore, la fabbricazione di munizioni, il sapone, le valigie e le selle.